Feb 20, 2015 News Commenti disabilitati su 95 ANNI FA IL RAID “ROMA-TOKYO” FERRARIN-MASIERO: 18000 CHILOMETRI IN 109 ORE DI VOLO
Il 14 febbraio di novantacinque anni fa, con il decollo da Centocelle su due biplani SVA-9 ai comandi degli aviatori italiani Arturo Ferrarin e Guido Masiero aveva inizio quello che sarà ricordato negli annali come “Raid Roma-Tokyo”, primato che verrà acquisito dopo oltre tre mesi con l’arrivo presso la capitale nipponica il 31 maggio 1920 dopo un percorso di oltre 18.000 km.
Audacia e bravura dei piloti, ma anche capacità tecniche degli ingegneri italiani che progettarono gli apparecchi SVA (Savoia e Verduzio – fabbricati dall’Ansaldo) spirito d’iniziativa dell’industria aeronautica, l’entusiasmo di un’Italia inventiva e coraggiosa, brillante di cultura, modernità e capacità d’innovazione, furono gli ingredienti alla base del successo riscosso dal “Raid”.
Il solido ed affidabile biplano SVA, prodotto nel 1917, era stato già impiegato con successo dall’aviazione italiana nel primo conflitto mondiale per la ricognizione ed il bombardamento e fino ad allora era conosciuto nel libro delle imprese per lo storico volo del 9 agosto 1918, allorquando una formazione di otto SVA raggiunse Vienna, sorvolando 800 km di territorio nemico, per lanciare volantini sulla Capitale austriaca.
Ma la storia dello SVA, dopo il “volo su Vienna”, avrebbe avuto un nuovo capitolo dedicato nel libro della storia incrociando fatalmente – dopo D’Annunzio – il destino di un altro personaggio, un giovane aviatore italiano della provincia di Vicenza: Arturo Ferrarin.
Arturo Ferrarin nasce a Thiene, in provincia di Vicenza, il 13 febbraio 1895, quindi ventenne all’ingresso dell’Italia nel primo conflitto mondiale, viene destinato a prestare servizio presso il Battaglione Aviatori con compiti di mitragliere di bordo; ma il sogno nel cassetto del giovane aviatore vicentino è volare, volare… in una condizione differente… ai comandi del velivolo… librando la macchina in cielo… pilotando l’aereo…
… ed sogno si avvera, allorquando Ferrarin chiede ed ottiene di essere assegnato presso la scuola di pilotaggio di Cameri, nei pressi di Novara, luogo dove – nel 1916 – consegue il brevetto di volo e la promozione al grado di sottotenente di complemento.
L’anno successivo, qualificato pilota istruttore, svolge ben 11.700 voli presso i campi scuola lombardi di Cascina Costa e Cascina Mal Pensa (Milano) e presso la scuola di volo acrobatico di Furbara (Roma), mentre nel 1918, con il grado di Tenente, viene assegnato alla 82^ Squadriglia Caccia evidenziando particolari abilità che gli valgono l’attribuzione di una Medaglia d’Argento al Valor Militare e due Croci di Guerra.
Terminato il conflitto il ventitreenne Ferrarin si impegna in esibizioni acrobatiche e gare aeronautiche; proprio mentre si trova a Parigi impegnato in una di queste competizione aeree, viene raggiunto dalla notizia che il vate Gabriele D’annunzio intende effettuare a un volo a tappe, per più velivoli, da Roma a Tokyo. Inizialmente escluso dall’impresa, Ferrarin chiede e ottiene di parteciparvi insieme all’inseparabile amico, il tenente Guido Masiero; i due piloti sarebbero stati a bordo di altrettanti velivoli che, con funzioni di staffetta, avrebbero preceduto la formazione onde fornire informazioni sul percorso, sulle località di atterraggio, predisporre rifornimenti, mantenere contatti con le autorità locali.
Il 14 febbraio 1920 i due aviatori, con i motoristi Gino Capannini (Ferrarin) e Roberto Maretto (Masiero), decollano dall’aeroporto di Roma-Centocelle alla volta del Giappone senza poter nemmeno lontanamente immaginare che, da lì a pochi giorni, guasti meccanici ed incidenti di volo avrebbero coinvolto l’intera formazione e l’ironia della sorte avrebbe reso i due SVA “staffetta”, gli unici due velivoli a proseguire il volo.
Le tappe si susseguono: Gioia del Colle, Salonicco, Smirne, Adalia, Aleppo, Bagdad, Bassora, Chaubar, fino raggiunge Karachi volando un terzo della distanza dell’intero percorso; poi Delhi, Allahbad, Calcutta, Rangon, Canton, Bangkok, Hanoi, fino a compiere il secondo terzo di tratta, a Canton in Cina. Cina che viene interamente attraversata fino a giungere a Pechino, con tappe a Fuceu, Shang-Hai, Tzing-Tao, ormai a meno di 3000 chilometri dal traguardo: il Giappone.
Difficoltà logistiche, mille avversità, decolli impossibili, emergenze di ogni genere, soste forzate ostacolano al limite gli equipaggi; ma il profilarsi del coronamento di tanti sforzi giunge quando Ferrarin sorvola l’isola di Honshu e – raggiunto da Masiero – atterra ad Osaka, il 30 maggio 1920, nell’ultima tappa, a soli 450 chilometri da Tokyo.
Tokyo, 31 maggio 1920: la Capitale giapponese, già da tempo investita dall’eco dell’impresa aviatoria si prepara all’arrivo dei piloti italiani ed il campo d’atterraggio prescelto già pullula di persone fin dalle prime luci dell’alba, in un crescendo esponenziale che porterà più di 200.000 unità ad affollare la zona di atterraggio prescelta; via via che le ore trascorrono l’entusiasmo si incrementa all’inverosimile fino a divenire frenesia pura all’annuncio dell’imminente arrivo dei due piloti.
… E finalmente, dopo tanta attesa, ecco che dal cielo grigio, giunge in lontananza un suono sordo di un motore, poi un altro… la folla stimata sulle 200.000 unità ondeggia, sbanda, ed i volti si alzano tutti all’unisono per scrutare le nuvole… Eccoli!!! Un primo biplano si materializza improvvisamente poche decine di metri sopra la folla che esplode… è un finimondo !!!
Ad ogni virata degli apparecchi in avvicinamento si levano esclamazioni di gioia. Quando finalmente le ruote toccano quasi terra, la gente spinge, supera la recinzione, si sfiora il caos. I soldati stringono le fila…
Sono atterrati !!!
Da lontano, mentre ancora le eliche di legno son in movimento, si vedono gli aviatori scendere dagli apparecchi, in uniforme, impeccabili, mentre camminando si risistemano le sciarpe bianche dentro il colletto. Si dirigono verso il palco, quasi di corsa, mentre la folla continua a gridare “Italia! Italia! Banzai!”.
Il primo è Arturo Ferrarin, venticinque anni: alto, aria spavalda ma senza arroganza… Guido Masiero, lo segue, con un grande sorriso che gli illumina il volto mentre anche lui viene ricevuto dall’Ambasciatore del Regno d’Italia, per poi essere entrambi letteralmente inghiottiti dall’abbraccio della comunità italiana, delle Autorità che appuntano a loro petto medaglie e donano loro mazzi e bouquet di fiori.
Sommersi dalle domande Ferrarin e Masiero rispondono a tutti… sono ovunque. Saranno portati in trionfo per quasi tutto il giorno, su un’automobile camuffata da drago volante, nelle vie di Tokyo imbandierate con i colori delle due Nazioni.
Ferrarin riceve la più alta onorificenza giapponese, nonché una preziosa spada da samurai, dono di cui andrà sempre fiero mentre l’imperatrice, il Principe Imperiale Hiro Hito tributano oltre un mese di festeggiamenti agli aviatori italiani giunti da Roma nella Capitale nipponica dopo oltre tre mesi dalla partenza, 18000 chilometri percorsi, 109 ore di volo.
Fonte: UFFICIO GENERALE PER LA COMUNICAZIONE
Autore : Ten. Col. Orfeo Rossi
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